Lo scopo primario del logo è il raggiungimento della sintesi massima.
Realizzare un logo, per un grafico, è la sfida più difficile. È un po’ come scrivere “L’infinito” di Leopardi ogni volta.
Un logo fatto bene permette di descrivere l’azienda a cui si riferisce con effetto immediato, inconscio. Mi piace affrontare queste sfida ogni volta. Quando posso faccio brainstorming col cliente per capire e studiare insieme la soluzione che si adatti perfettamente alle sue esigenze. Altre volte lavoro da sola e poi sistemiamo insieme i dettagli.
Suggerisco sempre ai miei clienti di accompagnare il logo con uno slogan (payoff), che aiuta a rafforzare l’identità del marchio (ad esempio: Nike – Just Do It). Se il logo è fatto bene, il payoff viene fuori quasi da solo.
Uno dei loghi meglio riusciti fino ad oggi è quello di Amazon che secondo me batte anche quello della Nike.
Qui sotto indicherò diverse tipologie di logo che possono anche essere usate contemporaneamente nell’ambito del marchio:
- logotipo: è il segno grafico il cui referente è un’espressione fonetica, è un marchio scritto pronunciabile, per esempio il logotipo «Wikimedia». In tipografia, il logotipo è un carattere unico, in cui sono fuse insieme più lettere; per cui in editoria è l’insieme delle lettere intrecciate costituite dalle iniziali del nome dell’editore;
- pittogramma: è un segno iconico il cui referente è un oggetto o una classe di oggetti, un aspetto o un’azione che l’oggetto può esprimere;
- ideogramma: è un segno non iconico, o comunque con un basso grado di iconicità, e può pertanto non avere alcun richiamo alla realtà (per esempio: il panda del WWF o il coniglietto di Playboy).
- monogramma: è un simbolo grafico unitario ottenuto sovrapponendo o combinando in altro modo due o più lettere o altri grafemi.